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Ecco perchè la nostra è l’era dei polli (e delle loro sofferenze)

Alcuni esperti affermano che gli umani hanno alterato la biosfera umana al punto che il periodo geologico in cui viviamo ora è stato denominato Antropocene, dal greco anthropos, che significa uomo.

Almeno, come riporta il Guardian in un lungo articolo, è sempre stato per assodato che fossimo noi uomini al centro di questo universo.  

Ma una nuova ricerca di geologi e archeologi pubblicata dalla Royal Society propone un nuovo simbolo per l’Antropocene: il pollo da allevamento intensivo.

Nel 2016, il mondo ha consumato circa 66 miliardi di polli. Per dare un’idea della vastità di questo numero, nello stesso anno sono stati macellati 1.5 miliardi di suini, 550 milioni di pecore, 460 milioni di capre, e 300 milioni di bovini.

Nove su dieci degli animali terrestri allevati a scopo alimentare a livello globale sono polli. E sembra che questo numero sia destinato a salire, visto che il consumo di carne di pollo sta crescendo – soprattutto nei paesi in via di sviluppo – più velocemente che quello di qualsiasi altro animale terrestre.

Alcuni dei polli che abbiamo incontrato durante le nostre inchieste all’interno di allevamenti e macelli

IL NOSTRO PIANETA È RICOPERTO DI POLLI

Se considerassimo tutti gli uccelli vivi in questo momento sul pianeta, gli avicoli addomesticati – per la maggior parte polli – avrebbero circa il triplo di biomassa rispetto a tutti gli altri uccelli selvatici messi insieme.  

Questi polli sono il prodotto della moderna tecnologia, e rappresentano l’innovazione più grande degli ultimi 50 anni in termini di ampiezza e impatto sul nostro sistema alimentare. Il pollo moderno è stato talmente selezionato geneticamente da non somigliare più molto alla sua controparte selvatica.

Attraverso tecniche di selezione genetica e manipolazione dell’alimentazione, le dimensioni standard dei polli da allevamento sono quadruplicate tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Duemila.

Affinché questi polli sopravvivano e crescano velocemente, essi sono nutriti con antibiotici ad uso profilattico per un totale di mezzo milione di libbre in America. Circa l’80% di tutti gli antibiotici venduti negli Stati Uniti e più della metà di quelli venduti nel resto del mondo sono destinati agli animali da allevamento, contribuendo così all’antimicrobico-resistenza, una enorme minaccia per la salute pubblica che sta già uccidendo almeno 700.000 persone nel mondo ogni anno. Non è una sorpresa che la Nazioni Unite abbiamo chiamato l’antimicrobico-resistenza una “grave minaccia alla salute, sviluppo e sicurezza del genere umano”.

DOBBIAMO RIVEDERE QUESTO SISTEMA BRUTALE

Se i polli non fossero uccisi così presto (di media, tra le 5 e le 7 settimane), non sarebbero in grado di sopravvivere più a lungo, a causa della terribile selezione genetica.

Mentre i loro corpi e i loro organi non sono studiati per sopravvivere oltre l’adolescenza, le loro ossa invece rimarrano in circolo per molto molto tempo. In natura, le carcasse degli uccelli si decompongono o vengono distrutte dai predatori. Le ossa di pollo, al contrario, sono buttate nelle discariche dove l’attività anaerobica tende a mummificare più che a decomporre.

Le ali dei 66 miliardi di polli uccisi ogni anno rimangono quindi cristallizzate nelle testimonianze fossili di questa nostra epoca, e saranno la prova tangibile di quello che abbiamo fatto nella nostra era, ovvero dell’impatto incredibile e devastante degli allevamenti intensivi.

Ma i polli stanno anche influenzando il nostro ambiente in modi più profondi e preoccupanti.

Così preoccupanti che la FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura – ha dichiarato che “l’impatto ambientale del settore è considerevole” e include l’accelerazione dei cambiamenti climatici, l’erosione della biodiversità, l’inquinamento di suolo e acqua, lo sfruttamento incondizionati delle risorse naturali, e così via.

Comunque influenzi la nostra prospettiva, questa nostra epoca simboleggiato dai polli e dalle loro sofferenze è un ulteriore campanello d’allarme che ci mostra come l’allevamento industriale sia andato troppo oltre.

Senza re-immaginare radicalmente il nostro sistema alimentare, il nostro futuro somiglierà alle vite dei 66 miliardi di polli consumati ogni anno: osceno, brutale e breve.

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