gabbie crudeli:

“SOFFERENZA GARANTITA”

L’INCHIESTA

Gli investigatori sotto copertura di Animal Equality hanno filmato scene angoscianti in un allevamento di galline ovaiole del Regno Unito, in cui ‘la qualità’ e il benessere degli animali dovrebbero essere garantiti dal marchio “Uova deposte in Gran Bretagna“.

Come spesso accade, le prove raccolte dagli investigatori mostrano una realtà del tutto diversa da quella che l’industria vuole farci vedere.

In questi enormi capannoni vengono allevate circa 320.000 galline in gabbia, 30.000 per ogni capannone. Le galline di questo maxi allevamento producono un totale di 72 milioni di uova all’anno destinate al mercato britannico.

Le violazioni al benessere degli animali riscontrate dai nostri investigatori sono innumerevoli e gravissime, nel dettaglio:

In questo allevamento le galline sono costrette in gabbia dalla tenerà età, dopo pochi giorni dalla schiusa delle uova. Tutti gli aspetti della vita dei pulcini sono controllati in modo da massimizzare la grandezza delle uova.

Le galline vivono in gabbie molto affollate, in cui sono presenti fino a 100 animali in una singola gabbia. Ogni gallina ha per sé meno spazio di un foglio A4. Fanno fatica a muoversi e non possono distendere le proprie ali.

A causa delle pessime condizioni in cui vivono, parecchie galline soffrono di perdita del piumaggio – alcune sono totalmente spiumate. Altre, invece, soffrono di ernie e irritazioni della pelle.

Questi animali passano 85 settimane intrappolati dentro a gabbie di metallo, prima di essere portati al macello. L’allevamento investigato non assicura loro le condizioni minime di benessere, e non ci sono neppure gli arricchimenti previsti dalla legge.

I corpi delle galline morte vengoni lasciati nelle gabbie insieme alla galline vive, in decomposizione.

Le galline non sono gli unici animali che vivono in questi capannoni. Gli investigatori di  Animal Equality hanno trovato topi, vermi e mosche. Queste condizioni non sono solo antigieniche, sono anche inumane.

Le condizioni che abbiamo filmato in questo allevamento britannico di uova “di qualità garantita” sono, francamente, rivoltanti. Speriamo che vedere veleno per roditori sparso sul pavimento e carcasse in decomposizione abbandonate vicino alle galline ancora vive faccia riflettere i cittadini e chi ancora consuma uova e altri derivati animali sulle condizioni reali in cui si trovano gli allevamenti intensivi.

ALICE TROMBETTA

– DIRETTRICE IN ITALIA –

TUTTO IL PESO DI UN UOVO: LO STANDARD DELL’INDUSTRIA

“Perché le uova non vanno bene?”

Chi ha scelto di tenere fuori dal piatto alimenti di origine animale, sa bene che questa è una delle domande più ricorrenti a cui deve rispondere.

In realtà, non esiste una sola ragione ma ce ne sono molteplici.

La maggior parte delle persone non sa che, in Italia, le galline allevate per le uova sono 39 milioni, di cui poco meno della metà vengono allevate in gabbia: 19 milioni di galline.

L’allevamento in gabbia è una pratica crudele, che sfrutta le galline come fossero delle macchine da uova.

Le galline vivono in uno spazio vitale minuscolo e inospitale, senza mai poter vedere la luce del sole, calpestando solo la grata della gabbia. Sono private delle possibilità di aprire le ali, razzolare ed esprimere qualsiasi dei propri comportamenti naturali.

Una volta finito il loro ciclo di ‘produttrici’, vengono inviate al macello, stremate e stressate.

Ma la sofferenza, purtroppo, non finisce qui. Infatti, per ogni gallina femmina che nasce c’è un pulcino maschio che verrà ucciso, a poche ore dalla schiusa delle uova, triturato vivo o soffocato.

Questo accade perché i pulcini maschi – che ovviamente non possono produrre uova – non sono neppure ritenuti adatti all’allevamento perché non rispondono ai canoni previsti dall’industria. Crescerebbero troppo lentamente, causando una perdita economica.

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Senza il lavoro degli investigatori e del team di Animal Equality, la sofferenza degli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi, rimarrà nascosta dalle mura dell’industria della carne.

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LE INCHIESTE sulle galline IN ITALIA

Nel 2018 la nostra squadra investigativa ha collaborato con Piergiorgio Giacovazzo – inviato e presentatore del Tg2 – per poter mostrare a milioni di italiani, in prima serata, la scioccante inchiesta svolta all’interno di uno stabilimento in cui venivano prodotte uova da galline allevate in gabbia.

Abbiamo riscontrato condizioni igienico sanitarie inaccettabili tra cadaveri, topi, feci, sporcizia e insetti, oltre a gabbie troppe piccole e affollate.

Piergiorgio Giacovazzo è stato il primo inviato del Tg2 a entrare in un allevamento intensivo di galline ovaiole insieme alla nostra squadra investigativa.

Ha potuto vedere in prima persona la terribile realtà delle gabbie e, grazie al suo servizio, la condizione spaventosa di questi animali è entrata nelle case di oltre due milioni di Italiani.

LE BUGIE DELL’INDUSTRIA

Nel 2019, le immagini realizzate dagli investigatori di Animal Equality nell’allevamento di galline ovaiole in Lombardia sono andate nuovamente in onda nel corso di un dibattito a cui hanno partecipato il giornalista Piergiorgio Giacovazzo, che aveva accompagnato i nostri investigatori proprio all’interno dell’allevamento di galline, e Rolando Manfredini, Responsabile Sicurezza Alimentare di Coldiretti.

Purtroppo, anche di fronte all’evidenza, gli esponenti dell’industria hanno continuato a raccontare una realtà che non esiste. Per fortuna, anche grazie alle nostre immagini, sempre più consumatori stanno prendendo consapevolezza delle loro bugie e facendo scelte più compassionevoli.

La prima investigazione all’interno di un allevamento di galline ovaiole svolta dal nostre team investigativo risale al 2017.

Anche qui, le immagini sono scioccanti, ma rappresentano lo standard dell’industria delle uova, dato che circa la metà delle galline ovaiole nel nostro paese vengono allevate in gabbia (senza considerare le galline allevate ‘a terra’, che non significa che le galline vivano in condizioni migliori, anzi: vengomo allevate all’interno dei capannoni, senza mai vedere la luce del sole o poter razzolare a terra, con una densità di 9 galline per metro quadro).

LA STRAGE DEI PULCINI MASCHI

Un altro crudele aspetto da considerare in relazione all’allevamento di galline ovaiole è la silenziosa strage dei pulcini maschi.

Ogni anno in Italia sono 40 milioni i pulcini maschi che vengono uccisi al primo giorno di vita perché considerati scarti dall’industria della carne.

Introducendo anche nel nostro Paese nuove tecnologie – già esistenti e utilizzate in altri paesi – che permetterebbero di stabilire il sesso del pulcino allo stato embrionale, potremmo risparmiare queste vite.

Animal Equality ha prodotto il primo report in assoluto in Italia dedicato a questo problema, dopo mesi di studio per trovare le soluzioni più efficaci, stilando delle proposte concrete.

Per metterle in paratica, abbiamo lanciato un importante appello al Governo italiano, e in particolare al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova: l’Italia non può dimenticarsi del prezzo che i pulcini maschi stanno pagando all’interno dell’industria delle uova.

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Le nostre inchieste sono state rilanciate dai maggiori media nazionali, dalla RAI a LA7, passando per Il Corriere della Sera a La Repubblica. L’impegno del nostro team di comunicazione ci ha permesso di raggiungere, solo nel nostro paese e solo nel 2017, oltre 100 milioni di visualizzazioni tra media online, tv, radio e quotidiani cartacei.

A livello mondiale invece  i nostri contenuti sono stati visualizzati oltre un miliardo e mezzo di volte, attraverso testate di prestigio come New York Times, BBC, Times o El Pais.

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Grazie alla massima trasparenza con cui opera, Animal Equality è stata inserita nel portale online ‘Io Dono Sicuro”, primo database in Italia composto solo da organizzazioni non profit verificate e garantite dall’Istituto Italiano della Donazione.

Siamo soci di AIFR, Associazione Italiana Fundraising, l’organizzazione italiana che promuove lo sviluppo della filantropia e della raccolta fondi nel nostro paese.

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