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PERCHÉ L’INDUSTRIA DELLA CARNE HA PAURA DEI BURGER VEGETALI?



Spesso chi sceglie un’alimentazione a base vegetale viene associato a una dieta salutistica, che combina motivazioni etiche e benefici per il corpo e la salute.

Sgombriamo subito il campo: mangiare sano, stando attenti ai componenti, ad evitare un eccesso di sale, zuccheri e grassi negli alimenti, è la scelta giusta.

Ma sovrapporre un’alimentazione a base vegetale con una scelta esclusivamente salutistica sarebbe un errore.

Anche chi decide di cambiare la propria alimentazione per motivi etici, perché mosso da compassione verso gli animali, vuole mangiare bene, condividere i pasti con gli amici (TUTTI gli amici, e magari convincerne sempre di più a cambiare le proprie abitudini alimentari) e, perché no, anche avere la libertà di godersi burger e chicken nuggets vegetali a volontà.

Il cosiddetto “comfort food” è il cibo che ci fa sentire più vicini, una forma di alimentazione che allontana da quella percezione respingente che vede chi sceglie una dieta a base vegetale come un intransigente che si nutre solo di semi e fagioli crudi.

Noi vogliamo i nostri panini. Vogliamo i nostri burger e vogliamo farli conoscere a tutti.

Vogliamo poterci sentire a nostro agio in mezzo a chi mangia street food e vogliamo poter godere anche noi del piacere di mangiare patatine fritte con il formaggio fuso come tutti gli altri. E con gli altri, soprattutto. Perché per cambiare la realtà ci servono alleati, e il nostro obiettivo è averne sempre di più.

Tutto questo, oggi, è possibile. E molto minaccioso per l’industria della carne.

Se di solito, infatti, i prodotti sostitutivi di origine vegetale sono sempre stati disposti in aree apposite dei supermercati, ben lontani dal banco della carne, ora è in arrivo una rivoluzione.

Il marchio Beyond Meat, finanziato da personaggi come Bill Gates e Leonardo di Caprio, ha sbaragliato completamente la logica degli acquisti completamente la logica degli acquisti: i fondatori di Beyond Meat non vogliono che le persone acquistino carne di origine vegetale (sì, chiamiamola “carne”, e poi scoprirete perché) per motivi di salute. Vogliono che i loro burger siano là, circondati da ketchup e mayo vegana.

Chiaramente scegliendo questo burger si possono trarre anche tutti benefici nutrizionali che si ottengono prediligendo alimenti di origine vegetali, ma non è questo il punto.

Il principio di Beyond Meat è che sostituire gli hamburger di carne con quelli di origine vegetale ha un significato più profondo, che incide nel nostro immaginario (con Beyond Burger mangiamo un burger che sembra davvero carne) e che a livello sociale può avvicinare anche il carnivoro più accanito a una forma di alimentazione alternativa.

Per ottenere questo risultato però è fondamentale che questo prodotto non venga relegato allo scaffale dei prodotti “sani” o “bio”.

«Abbiamo deciso che nel momento in cui un supermercato si rifiuta di disporre il nostro prodotto di fianco alla carne classica, allora non glielo vendiamo proprio» ha spiegato a Forbes il fondatore di Beyond Meat Ethan Brown. «Se invece accettano questa condizione, allora sono liberi di disporlo anche in altri spazi. Ma non vogliamo essere penalizzati: le persone devono sapere che se cercano delle proteine hanno la possibilità di scegliere anche quelle vegetali senza andarle a cercare in qualche anfratto nascosto del supermercato».

E queste scelte hanno pagato. I burger di Beyond Meat, posizionati di fianco ai classici hamburger, in California hanno venduto più di quelli tradizionali, addirittura superando l’Angus e i prodotti di carne bio.

E dopo Beyond tantissimi altri brand, come anche Food Evolution in Italia, hanno iniziato a proporre la propria alternativa alla carne, aumentando l’offerta di burger vegetali sul mercato. 

Di fronte a buon prodotto e alla possibilità di scegliere con facilità, i consumatori prediligono prodotti a base vegetale, purché paragonabili come consistenza ed effetto a quello della carne tradizionale.

Questo trend ha spaventato l’industria, che sta reagendo colpo su colpo.

In Francia sono riusciti a far passare una legge che vieta ai produttori di burger e altri derivati vegetali di utilizzare la parola “carne” e simili (come “scaloppine” o “cotoletta”) per definire il loro prodotti, una misura approvata dall’Assemblea nazionale francese e proposta da un deputato (che di professione fa l’allevatore) del movimento del presidente Macron.

Ed è recente, purtroppo, l’approvazione di una legge simile anche in Italia. Il divieto è quello di chiamare «carne» i prodotti alimentari trasformati contenenti proteine vegetali.

Ma anche Oltreoceano la lobby della carne sta studiando nuovi modi per colpire il successo dei produttori di burger e alimenti alternativi.

L’Associazione Nazionale degli Allevatori ha indirizzato una petizione al dipartimento del governo USA che si occupa di agricoltura per adottare un divieto simile a quello francese su tutto il territorio nazionale.

E sono riusciti a far passare una legge a questo proposito in Missouri, stato d’origine proprio di Beyond Meat, con il chiaro intento di penalizzare sia questa azienda nata proprio nel loro territorio sia tutti gli altri produttori che hanno già inserito la parola “meat” nella propria etichetta o addirittura nel nome stesso del brand.

Ma i produttori di Beyond Meat non si sono fatti intimidire. Hanno annunciato che per il momento non cambieranno nulla del loro brand, anche perché le vendite vanno benissimo e sanno che la strada giusta è questa.

«Si tratta di carne che viene creata dalle piante» spiega il CEO di Beyond Meat. «Il punto del nostro business è che non servono gli animali per produrre della carne. È possibile infatti ottenere tutti i componenti delle proteine – aminoacidi, lipidi, minerali e ovviamente acqua anche da fonti non animali. E oggi è possibile ottenere tutto questo sotto forma di un prodotto che è esattamente come la carne. Quindi hai lo stesso prodotto, presentato allo stesso modo, con lo stesso sapore. Perché non posso chiamarlo “carne”?»

Beyond Meat e molti altri brand di carne vegetale sono già presenti sui nostri scaffali e noi ci auguriamo che ci restino a lungo, anzi, che rimpiazzino tutti gli scaffali che oggi sono occupati da carne prodotta sulla sofferenza degli animali.

Molte aziende europee stanno prendendo esempio da giganti della carne americani come Tyson Food, che hanno cominciato a investire in Beyond Meat e startup come Memphis Meat, sviluppatori di “clean meat”, carne prodotta in laboratorio senza sofferenza animale.

La rivoluzione della compassione è cominciata anche in Italia: aziende come Food Evolution e start up come Bruno Cell, focalizzata interamente sulla carne colturale, stanno lavorando per cambiare le cose anche nel nostro paese.

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